Cosa distingue i nati dal 1995 in poi, ovvero i Nativi Digitali, rispetto alla generazione precedente, i Millennials?
I giovanissimi che attualmente hanno un’età tra i 15 e i 20 anni rappresentano la prima generazione della storia ad essere cresciuta con gli smartphone, sono cresciuti in un contesto pienamente digitale, maturando abitudini e atteggiamenti molto diversi rispetto ai nati tra il 1977 e il 1995.
Secondo una ricerca di Sparks & Honey, se i Millennial sono abituati ad utilizzare in media due dispositivi tech, i giovani della generazione Z ne considerano mediamente 5. Sono abituati ad essere continuamente raggiunti da una grande quantità di messaggi e comunicazioni da parte delle aziende e hanno imparato a valutare rapidamente l’utilità di un’informazione, sviluppando al contempo però una soglia dell’attenzione più bassa, con una media che si aggira sugli 8 secondi.
La Gen Z è cresciuta con lo smartphone in mano ed è la più digitale mai esistita finora. Lo studio GlobalWebIndex mostra che il 97% di loro ne possiede uno e che, per 7 utenti su 10, lo smartphone rappresenta il mezzo prediletto per collegarsi a Internet. Inoltre, i giovanissimi trascorrono connessi da mobile quasi 3 ore e 40 minuti al giorno, 50 minuti in più della media globale.
Questa è una generazione per la quale l’idea di acquistare online è totalmente naturale. Contrariamente ai Millennials, loro non hanno semplicemente assistito alla rivoluzione digitale, ma ci sono nati nel bel mezzo. Per molti versi quindi la si può definire una generazione omnicanale.
Perché per le banche è così importante conoscere la generazione Z?
Questi giovani rappresentano il target del futuro e già oggi cominciano ad avere rilevanza sui consumi. Secondo la US Chamber of Commerce Foundation negli USA raggiungono complessivamente una capacità di spesa attuale di 43 miliardi. Inoltre, nel 2020 questa generazione costituirà già il 40% del totale dei consumatori.
Le banche dovranno mettere in campo delle strategie per intercettarli e per farlo nel modo giusto sarà fondamentale conoscere i loro comportamenti, le loro abitudini e il loro modo di interagire.
Rispetto ai Millennial, la generazione dei nativi digitali è molto meno legata al valore del marchio e, soprattutto, dimostra un livello di fidelizzazione più basso. Secondo il Global Web Index, il 60% dei Millennials si ritiene fedele ai marchi che ha scelto nel corso del tempo ed è consapevole dei motivi che lo hanno portato a questa scelta. Se guardiamo però ai giovanissimi dell’ultima generazione, la percentuale scende a 42 punti
La generazione Z ha maggiori probabilità di disinteressarsi rapidamente e di abbandonare i brand rispetto ai Millennial. Mentre per quest’ultimi il brand può generare un senso di appartenenza, a cui attribuire così anche un valore personale, i più giovani scelgono un marchio principalmente in base alla capacità che ha di soddisfare le loro esigenze immediate, così come alla capacità di garantire strumenti e contenuti per l’intrattenimento, che regalino loro dei momenti divertenti.
La generazione Z è inoltre molto più attenta ai propri dati e alla gestione della privacy. Sono giovani preoccupati delle conseguenze derivanti dal cedere i propri dati a terzi e apprezzano le aziende con politiche trasparenti. Tra l’altro diventeranno adulti nell’anno in cui le normative più stringenti in materia di protezione dei dati entreranno in vigore.
Altro aspetto che crea una forte differenza rispetto al passato è il loro forte spirito di imprenditorialità e l’intraprendenza. Non a caso, lo studio di Sparks & Honey rileva che il 72% dei giovani attualmente alla scuola superiore sogna di avviare una propria attività di business nei prossimi anni.
Per le banche si tratta di un vero e proprio cambio di paradigma. Rivolgersi alla generazione Z non vuol dire soltanto usare la tecnologia per fornire accesso ai servizi, ma piuttosto sfruttare la tecnologia per comunicare con i nativi digitali.
La creatività e l’innovazione saranno essenziali. Negli ultimi due anni un’ondata di nuove banche si è riversata sul mercato con proposte inedite, in sintonia con la mentalità orientata alla tecnologia tipica dei nativi digitali, per cui è importante sottolineare la priorità che la tecnologia deve avere nelle strategie adottate.
Sebbene la generazione Z sia notevolmente più giovane rispetto al classico dirigente di banca, ciò non significa che non possa esistere un’intesa tra i due. La generazione Z è destinata a trasformarsi in una potente classe di consumatori negli anni futuri e le banche devono organizzarsi strategicamente per conquistare la loro attenzione e far sì che continuino a mantenere una relazione con loro, non solo attraverso il digitale.
Tre consigli per le banche:
- Abbracciare l’omnicanalità: la Generazione Z ha un approccio che vede coinvolti i diversi media oggi presenti sul mercato e la banca deve adattarsi di conseguenza. Inoltre, trasparenza e semplicità rimangono le parole chiave per conquistare i consumatori del futuro.
- Sfruttare al massimo il potenziale dei dati: La generation Z vuole efficienza per cui è necessaria un’analisi attenta e approfondita dei dati a disposizione, per rispondere in modo tempestivo e appropriato alle loro esigenze del momento.
- Ridisegnare i business plan: per generare coinvolgimento e aumentare il livello di fiducia di questa nuova categoria di consumatori, è necessario un cambio di mentalità notevole che comporta una rivisitazione a volte anche radicale delle proprie strategie. La parola chiave è “co-creazione”: essendo una generazione più imprenditoriale, è necessario renderli partecipi dei cambiamenti, fornendo gli strumenti necessari per apprendere e fare autonomamente (community online, gamification, partnership).